Manifesto di arteMAD ArteMad nasce dalla notte di un folle che racconta il suo sogno al bambino che è in lui. O forse sarebbe meglio dire che tentò più e più volte di raccontare i sogni con le parole del silenzio, quelle che accarezzano il pensiero nel passaggio tra il sonno e la veglia. Nel risveglio arteMAD trova la forza di sporcarsi le mani col colore, abbandonando la descrizione dell’idea, ma scegliendo piuttosto di vestirla. Si, vestire, vestire! Vestire le idee con il vigore della fantasia, con la liberazione del genio, con l’entusiasmo della creazione. Per arteMAD è come se soltanto inzuppando l’idea nella propria anima è possibile partorirla, per colmarla del proprio spirito. Tutto questo lo fa libera-mente, senza pregiudizi, senza stereotipi, senza modelli; perché arteMAD non fa distinzioni tra ciò che è reale e ciò che tale non lo è. La realtà comunemente intesa si esplicita solo in parte se percepita e condivisa con i soliti sensi: manca un orecchio sul cuore, un naso sullo stomaco, un occhio nelle vene… Ma il congegno onirico dato in dote all’essere umano sotto forma di immaginazione può sciogliere i confini sensoriali fondendoli nell’utopia della visione. Ed ecco che i sensi per arteMAD sconfinano nella realtà visionaria, rompono i legami di una verità soltanto tangibile, approdano all’imperturbabile mutevolezza della Natura. ArteMAD vive nelle sue emozioni, si muove seguendo le sue sensazioni, si lascia ammaliare dalle suggestioni e non baratta mai la libertà di pensare, il dono più grande che la Grazia gli abbia concesso, con prototipi di pensiero che fanno dell’etichetta la forma più meschina di semplificazione. ArteMAD ama affogare nell’inquietudine del dubbio, affidandosi incessantemente al Minotauro del Possibile, pedagogo nel labirinto di cenere che riempie le menti di aulico tralignamento. ArteMAD non ha paura di cambiare maschera perché crede in essa. Perché crede nella forma e nella sua mutevolezza nel tempo e nello spazio. Perché crede che anche l’anima cerca sempre una nuova bautta ma non per finger d’essere ciò che non è, piuttosto invece per assecondare la sua naturale volubilità. Un sognatore, un bambino, un folle… arteMAD è un volto diviso in tre che gioca con il pensiero, un movimento inarrestabile teso verso la libera-azione del pensiero, un’arte che è voluttà di manifestare il pensiero.